come una pianta #inspiringblog

nelle prossime settimane prenderò ispirazione da alcuni blog che seguo per scrivere una serie di articoli di argomenti diversi.

questa settimana il blog ispiratore è Ri-Trovarsi, che tratta di psicologia e crescita interiore.

io non sono una psicologa, sono semplicemente una persona a cui piace andare a fondo e cercare di capire i meccanismi che ci portano ad essere quelli che siamo.

a volte la crescita è contorta e dolorosa, con ostacoli oggettivi ed altri che erigiamo noi stessi come difesa, una difesa a doppio taglio. spesso si soffre proprio nel tentativo  di distruggere o superare quegli ostacoli, spesso è il nostro stesso corpo che ce lo chiede, parlandoci molto più di quanto noi riusciamo, o vogliamo ascoltare.

la scoliosi si è manifestata su di me verso i 9 anni, quasi da un giorno all’altro, secondo mia madre.

nel corso di quegli anni di busti ortopedici, mi sono sentita spesso causa di ulteriore disagio per i miei genitori, poiché non ero io ad avere un problema, ma piuttosto ero io a rappresentare un problema per loro.

se c’era un mondo in cui riuscivo veramente a isolarmi, ma anche a riprendermi, era quello del fantastico, dei libri…

ricordo le parole rivolte da mio padre a mia madre: sarà meglio iscriverla al liceo perché, per come è messa, chi vuoi che se la prenda? il peso di quelle parole, quasi come una profezia che si autoadempie, è uscito poi fuori negli anni.

per riprendermi, per riportarmi in asse, per ritrovare un’unità, la strada passa necessariamente attraverso l’accoglienza del dolore di allora… quella bambina non riconosciuta chiede ora, a volte con forza, cure, riconoscimento, accoglienza, amore, ed è sempre pronto il tranello del “non ti curi di me, allora io non valgo niente”.

mi sono resa conto di essere nei miei confronti un giudice inflessibile, di esigere tantissimo da me e di sentirmi spesso inadeguata e non a posto… in alcuni momenti in cui ho percepito l’armonia dentro di me, ho capito che in realtà sono sempre stata quella che sono e che il mio vero essere è sempre stato schiacciato sul fondo e ora sta tornando a galla. [afra]

“la scoliosi è un eccesso di forza”. per quanti anni, per quanto tempo mi ero sentita ripetere il contrario, quante persone, quanti dottori mi avevano detto che dovevo “fare”, che dovevo irrobustire i muscoli deboli, che dovevo sforzarmi…

ero come una pianta che vuole crescere nella crepa di un muro.

rividi come un flash quegli anni di adolescente con una corazza, rividi le sofferenze, i sacrifici… sentii dentro di me una profonda rabbia per il passato, ma anche un’infinita sensazione di liberazione. nessuno mi avrebbe ridato quegli anni, ma oggi, a 35 anni,  ho trovato finalmente la strada per ascoltare il mio corpo: per la prima volta ho accettato di andare verso il dolore, per farlo uscire per sempre, e non contro il dolore, per cercare di sconfiggerlo come un semplice nemico. ho cercato di sentire quello che aveva da dirmi. e piano piano ho ritrovato una nuova scioltezza nei movimenti, una percezione diversa delle parti del mio corpo… ho avuto l’impressione che il mio corpo, da sempre rigido e rattrappito, si aprisse, si espandesse. diventavo la donna che avevo sempre pensato di poter essere. [laura]

 

estratti da il linguaggio emozionale del corpo di laura bertelé

6 pensieri riguardo “come una pianta #inspiringblog

  1. Il mio nuovo blog (l’ho aperto da gennaio!) racconta della mia dieta, ma soprattutto del percorso, in cui stigmatizzo i miei stati d’animo. Per esempio, qualche tempo fa, mi sono guardato indietro per cercare di capire quali fossero le cause dei miei “squilibri alimentari” e ne è venuto fuori questo post:
    https://lultimachance.wordpress.com/2016/04/29/il-bandolo/

    In questo articolo ho trovato molto del lavoro che sto sperimentando sulla mia persona in questo periodo e di quello che questo percorso significa per me: perdonarsi, riconoscersi per poi ritrovarsi.
    Grazie.
    Guido

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  2. Cara Laura e’uno scritto molto sentito, infatti mi e’arrivato tutto. La mia migliore amica dell’infanzia era intrappolata nei ferri come te.Ricordo che mai una volta ha lasciato trapelare i suoi stati d’animo, che saranno stati molteplici, frustranti ed altalenanti. Credo che in quella gabbia la sua psiche sia poi rimasta intrappolata per anni.Non la vedo da una vita, ma spero che abbia trovato come te la forza di liberarsi della immagine che aveva di se’. Grazie!

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      1. Ho conosciuto un posto nerissimo da cui non credevo sarei mai uscita.E’durato tanto. Quando e’finito credo di non essermene nemmeno accorta all’inizio, ma poi e’stato un viaggio meraviglioso. Ciao Alessandra!

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